Nel suo ultimo libro Chi
crediamo di essere Massimo Piattelli Palmarini, docente di Scienze
Cognitive all’Università dell’Arizona, in linea con gli studi di Tversky e Kahneman mette in luce una serie di meccanismi inconsci di
decisione che, ahinoi, ci riguardano come esseri umani.
Prendiamo il caso del titolo. A due
campioni omogenei di persone viene somministrato un questionario in un centro
commerciale. Ai componenti del primo gruppo, “accidentalmente” un passante
starnutisce a distanza ravvicinata mentre si accingono alla compilazione.
Meno casualmente, le risposte del primo
gruppo sulle loro future condizioni di salute saranno più pessimistiche di
quelle del secondo gruppo, ma tale pessimismo si estenderà anche a previsioni
assolutamente scorrelate dai batteri, quali politiche monetarie o altri
avvenimenti di portata globale. Inoltre i bersagli degli starnuti,
appositamente interrogati, negheranno qualsiasi nesso tra il tenore di queste
risposte e l’accaduto. L’autore definisce fatti come questi “inconscio
cognitivo”.
Che c’entra questo con la mediazione?
Anche il mediatore potrebbe,
involontariamente, starnutire.
Non sarà mica influenza?
Nessun commento:
Posta un commento