Dalla IV di copertina del libro

Dalla IV di copertina del libro Strategie di Mediazione
Questo è un libro di comunicazione che offre strumenti operativi e concettuali per svolgere meglio il lavoro di mediatore. Un aiuto per il professionista della risoluzione del conflitto che assieme ad indicazioni pratiche, focalizzate sulla comunicazione interpersonale e di gruppo, propone e stimola una riflessione più ampia su concetti di fondo, senza la quale le indicazioni, le ricette da seguire, sarebbero vuote e sorde. La struttura del libro, in 5 capitoli, segue cronologicamente lo sviluppo di un percorso di mediazione: dalla preparazione remota e prossima, all’avvio della mediazione, dall’analisi ed esplorazione del conflitto, all’individuazione di possibili soluzioni, per finire con l’accordo. All’interno del testo si trovano esercizi per il mediatore, mappe mentali e schemi utili al lavoro con le parti. Il libro è arricchito da tre casi reali, frutto dell’esperienza degli autori. La piena fedeltà della dinamica del disaccordo, e del percorso seguito in mediazione, permette al lettore di calarsi nella realtà complessa della risoluzione, potendo meglio cogliere la relazione tra principi generali e caso concreto. Il volume nasce dalla mediazione dei “saperi” e delle conoscenze di 4 persone che, attraverso uno scambio fecondo, offrono il valore aggiunto di ottiche, sensibilità e approcci diversi.

venerdì 15 maggio 2020

Coronavirus, conflitti, e capro espiatorio


Coronavirus, conflitti, e capro espiatorio
(Giancarlo Polenghi)



La pandemia del Covid-19 ha profondamente toccato la nostra vita, di tutti, e non solo, seppur in modo più profondo e doloroso, delle vittime e dei loro cari.
Ci siamo trovati impotenti di fronte ad un nemico invisibile, facilmente trasmissibile e mortale. D’improvviso la scienza e la tecnologia hanno mostrato i loro limiti.
Ci siamo sentiti minacciati, in pericolo, abbiamo avuto paura e, in molti casi, è stata proprio la paura, e la difficoltà a darci una ragione di ciò che stesse accedendo, a scatenare il conflitto dentro e intorno a noi, un conflitto innescato da accuse, alla ricerca di colpevoli (se non della pandemia stessa, almeno della sua gestione) e, in definitiva, alla ricerca di un capro espiatorio.
Le autorità, in Italia e nel resto del mondo, bene o male, hanno tentato di reagire, stabilendo nuove regole di comportamento (l’unica cosa che potevano fare) per il bene di tutti. E il conflitto si è scatenato subito, anche contro di loro, perché hanno imposto regole troppo rigorose (come in Italia) o troppo poco rigorose (come nel Regno Unito o negli USA).
Un conflitto su tutti i fronti, delle idee e delle visioni della vita: per esempio il bene della salute e della vita, contro il bene dell’economia e del lavoro. Tutt’ora si discute su questo punto.
Un conflitto globale e internazionale tra gli “untori” e le vittime, tra la Cina dove il morbo è partito (da un laboratorio? dal mercato alimentare?) e gli Stati Uniti, dove ha registrato il numero più altro di vittime.
Ma anche a livello nazionale il conflitto è esploso tra maggioranza e opposizione, tra governo centrale e Regioni, tra paesi d’Europa più colpiti (Italia e Spagna, almeno all’inizio) e quelli che invece pare non si rendano conto della portata della crisi e delle possibili ricadute, anche economiche, sui loro sistemi che, in apparenza, sono più ricchi e solidi. Un conflitto tra le povere vittime (noi) e i ricchi “fortunelli” (la Germania, l’Olanda), che non vedono perché debbano “pagare per gli altri”.
A livello sanitario poi si è innescato un conflitto tra gli ospedali pubblici, pieni di “eroi” e le strutture sanitarie private che si occupano di anziani e di persone fragili, che in effetti hanno registrato un altissimo numero di vittime, e che sono sotto la lente d’ingrandimento delle procure. Conflitti anche tra Nord e Sud, e al Nord tra il modello Lombardia (che ha funzionato male) e il modello Veneto (più efficiente).
Chi sono i “veri colpevoli”, se ce ne sono? E chi sono i capri espiatori? Dove sono le responsabilità? E a quando risalgono?
Leggere il conflitto tra opposte visioni è doveroso, e necessario, per imparare, e per sbagliare di meno. Ma bisogna anche fare attenzione ai possibili capri espiatori perché accanirsi su di loro è inutile (se non per l’equilibrio psichico di chi si scarica di colpe e responsabilità) e certamente ingiusto.
Da tempo immemore, quando si registrava un problema grave o una minaccia, per esempio quando una nave era in tempesta, e non si sapeva più che cosa fare, si è sempre cercato un “capro espiatorio” ossia un colpevole da sacrificare agli Dei, con la speranza che ciò servisse a placare la situazione. Scaricare tutte le “colpe” su qualcuno è facile e indolore. Che poi la cosa serva davvero è un altro paio di maniche.
Ritenere che il morbo sia nato da un errore umano è di certo più rassicurante rispetto a pensare che si tratti di una mutazione genetica naturale, che potrebbe ripresentarsi mille volte senza che noi si possa fare nulla per impedirlo. Certo sarebbe utile, soprattutto, sapere quale delle due teorie è vera. Ma certamente, il capro espiatorio, che in questo caso sarebbe “l’errore umano”, diventa un dispositivo molto più rassicurante per tutti.
Se è vero che il conflitto si innesca con più facilità lì dove ci sia paura, minaccia dall’esterno, lì dove persino gli spazi di convivenza diventano più “stretti” (l’incremento di casi di violenza nelle mura domestiche parlano chiaro), è però anche vero e possibile uno sviluppo del tutto diverso come testimoniano i molti manifesti che recitano “Insieme ce la faremo” “andrà tutto bene se stiamo uniti”. Perché la paura, l’ignoto, il pericolo possono anche far nascere alleanze, sodalizi, capacità rinnovate ad intendersi, mettendo da parte le divisioni, come pure si è visto fare in questo periodo. Un esempio pubblico è l’appello dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana, ripreso anche da Papa Francesco, di chiedere alle diverse religioni del mondo di unirsi il 14 maggio 2020 in una preghiera a Dio, ciascuno a suo modo, implorando per la fine di questa e di altre pandemie.
Insomma, il coronavirus è stato (ed è tutt’ora) anche un moltiplicatore di sentimenti e di emozioni, causando una conflittualità rinnovata e amplificata, e insieme è, un dispositivo che facilita relazioni, condivisione e alleanze più forti e profonde. In questo momento abbiamo visto famiglie che si dividono da una parte e famiglie che ritrovano l’armonia e il piacere di essere unite dall’altra, comunità che cadono a pezzi e altre che si rafforzano con un rinnovato senso di appartenenza e di sintonia.
Da parte nostra, come studiosi del conflitto e delle sue possibili risoluzioni, abbiamo avuto la conferma dell’importanza di apprendere la forza dell’ascolto, di saper utilizzare le strategie opportune per accettare e superare il conflitto, quando esso è inevitabile, ma sempre con intelligenza emotiva, e capacità di lettura al di là delle apparenze.

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