Dalla IV di copertina del libro

Dalla IV di copertina del libro Strategie di Mediazione
Questo è un libro di comunicazione che offre strumenti operativi e concettuali per svolgere meglio il lavoro di mediatore. Un aiuto per il professionista della risoluzione del conflitto che assieme ad indicazioni pratiche, focalizzate sulla comunicazione interpersonale e di gruppo, propone e stimola una riflessione più ampia su concetti di fondo, senza la quale le indicazioni, le ricette da seguire, sarebbero vuote e sorde. La struttura del libro, in 5 capitoli, segue cronologicamente lo sviluppo di un percorso di mediazione: dalla preparazione remota e prossima, all’avvio della mediazione, dall’analisi ed esplorazione del conflitto, all’individuazione di possibili soluzioni, per finire con l’accordo. All’interno del testo si trovano esercizi per il mediatore, mappe mentali e schemi utili al lavoro con le parti. Il libro è arricchito da tre casi reali, frutto dell’esperienza degli autori. La piena fedeltà della dinamica del disaccordo, e del percorso seguito in mediazione, permette al lettore di calarsi nella realtà complessa della risoluzione, potendo meglio cogliere la relazione tra principi generali e caso concreto. Il volume nasce dalla mediazione dei “saperi” e delle conoscenze di 4 persone che, attraverso uno scambio fecondo, offrono il valore aggiunto di ottiche, sensibilità e approcci diversi.

venerdì 6 gennaio 2012

Intervista a Michael McIlwrath - parte I


INTERVISTARE L’INTERVISTATORE

Già intervistare Michael McIlwrath, Senior Counsel Litigation GE Oil & Gas, arbitro internazionale, formatore e membro del Board dell’International Mediation Institute è un privilegio e un’emozione.

Ancora di più, se possibile, scoprendo che tiene due microfoni montati in ufficio e vanta un centinaio di interviste da lui condotte a personalità nel mondo della mediazione e dell’arbitrato internazionale ( la più recente con William Ury  


PARTIAMO DA DARWIN

Il pensiero di Michael si poggia su basi scientifiche: il “combinato disposto” delle teorie di Charles Darwin, in particolare The expression of the emotions in men and animals,in cui si approfondisce come la nascita della gestione delle espressioni sia in comune non solo con gli esseri umani ma anche con gli animali. E la conoscenza dell’origine delle emozioni più profonde è bagaglio indispensabile per chi tratta conflitti: le culture possono cambiare, ma certe emozioni fanno profondamente parte di chi siamo noi. La nascita delle emozioni interne forse era in comune non solo con un cane, ma con il nostro antenato comune.

A proposito di evoluzione, confortato anche dalla sua recente intervista con William Ury, Michael osserva che l’evoluzione della gestione dei conflitti fa riscontrare da una parte differenze nei piccoli gruppi umani, ma una similarità di sviluppo nelle comunità più estese, con l’introduzione di figure più evolute come quelle del giudice e del conciliatore. Uno sviluppo unidirezionale, senza passi indietro, una forma di evoluzione culturale che rimane nel tempo.


LA TEORIA DELL’ALTRUISMO

Se non conosci la teoria che sta dietro all’arte moderna, non puoi capirla, diceva Robert Wolff. Quale teoria sta dietro la gestione dei conflitti? La teoria è l’altruismo, la teoria dell’altruismo reciproco di Robert Trivers. L’evoluzione ha portato l’uomo a essere un animale sociale e altruista, garantendo l’altruismo una maggior competitività intra ed extraspecifica. Viceversa, è la mancanza di altruismo, di reciprocità, che genera conflitto.
C’è solo un modo per eludere questa tendenza all’altruismo, l’autoconvincimento di essere nel giusto. Questo porta le persone a combattere di più , se sono convinte di avere ragione.
Ma esiste la ragione? Esistono fatti, e soprattutto teorie. Poi ci sono le percezioni della realtà.
“Io non traffico con la realtà, ma con percezioni della realtà” dice Michael a proposito del suo lavoro.

IL PARADOSSO DELL’IMPARZIALITÀ

A questo proposito, un’esperienza di conciliazione in Malesia. Una parte chiedeva 20 milioni, ma l’altra parte, in sessione separata, fa presente al conciliatore che dalle carte, condivise, la somma del richiesto era 6 + 6 + 0,5 = 12,5 milioni. Il conciliatore dice soltanto che è possibile. La parte, di fronte al mancato riconoscimento del risultato di una somma algebrica, perde la fiducia nell’imparzialità del mediatore. La percezione d’imparzialità che, così facendo, paradossalmente il conciliatore voleva salvaguardare.

“La possibilità di riconoscere certi fatti, come quello di essere qui ora, o che domani sorgerà il sole, non deve essere messa in discussione. Il conciliatore deve poter costruire una realtà condivisa”.


ARBITRATO, MEDIAZIONE, NEGOZIAZIONE

Quali rapporti tra arbitrato, mediazione e negoziazione? Lo sviluppo è sempre più interrelato. L’arbitro dovrebbe fare il lavoro del conciliatore, il conciliatore può essere valutativo, il negoziatore può arrivare a fare il mediatore. L’importante è riuscire per portare a casa un risultato vantaggioso per la parte.

E’ possibile anche passare da due arbitrati, come ci è successo, a una mediazione congiunta. Con riserva che l’arbitro, divenuto mediatore, se non è efficace si dimetta dal collegio arbitrale.
Mercedes Tarrazon , in un arbitrato in Bolivia, in conflitti sviluppati, aveva la facoltà di convocare le parti a fare una mediazione. “Questo funziona solo quando l’arbitro conosce bene il ruolo del mediatore e non brucia la neutralità".

continua...

Nessun commento:

Posta un commento